Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione

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giovedì 25 agosto 2016

TRA MARE, CIELO E POESIA





 Approdare a Lerici, incantevole falce di terra, è stupore allo stato puro.
Difatti, una volta risalita l'altura che ne accoglie le alte e tipiche abitazioni che ne punteggiano l'anfiteatro, si spalanca innanzi a noi un'immensa distesa azzurra dominata da un maestoso maniero a picco sul mare.
Indimenticabile visione.
La finestra che si apre su questa porzione del Golfo dei Poeti, penne sensibili che qui dimorarono e lasciarono tracce indelebili della loro produzione (Lord Byron, Shelley etc), ci offre uno spettacolo fatto di colori cangianti, di viti, di olivi, di verdi calette sormontate da odorose pinete e, al centro di questa lussureggiante fetta di paradiso, la deliziosa cittadina, un tempo denominata Mons Ilicis (monte dei lecci).
Una volta discesi tra le svettanti case, inevitabile addentrarsi attraverso le tipiche creuze, pittoreschi vicoli contenuti tra le mura e spesso sormontati da archi che sembrano sorreggerle; percorsi spesso punteggiati da ripide scalinate, da minuscole finestre e porte ornate di fiori o di simboli che ne rammentano le radici marinare.
Passo dopo passo, attraverso questi caratteristici caruggi fino a scorgere quel fazzoletto turchese che ne segna puntualmente la fine.
Dono accecante e divino che spalanca la vista e il cuore.
Profumo di sale, e di di fronte al porticciolo con le barche che si cullano leggere, i pescatori che dipanano le reti in compagnia di gabbiani con un una triglia nel becco.
Più in là la piazzetta, con  i turisti seduti al bar, le coppe di gelato, le infradito, i rintocchi del campanile tra le palme.
Da qui, scivolando attraverso una galleria sottostante il magnifico castello di San Giorgio, si giunge ad un eden: una caletta di ciottoli e sabbia con alle spalle una vegetazione generosa e incontaminata.
Insenatura lambita da acque smeraldine nella quale trovare refrigerio, mentre lo sguardo affoga felice nel tripudio di pini marittimi, di lecci, di ginestre e d'aloe abbracciati alle ripide falesie.
Estasi per i sensi.
Riprendo il sentiero tra cielo e mare in questa terra di colori e di luci, di suoni e di odori, mentre la mente corre ai versi di quei poeti che qui attinsero superba ispirazione.
Chiudo gli occhi, e mentre il treno si allontana, sospiro e mi tuffo ancora lì, dove l'azzurro non ha mai fine: Lerici.

2 commenti:

  1. Così lontana, così vicina....
    Il prossimo post lo voglio dalle mie montagne....

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  2. Buongiorno Adriano.
    Si osserva, si cammina, si respira, si inalano luoghi e colori, voci, suoni, odori e sapori.
    Emozioni...
    Aspetto un tuo post. Mi manca tanto la montagna

    RispondiElimina

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