Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione

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giovedì 13 aprile 2017

DOVE IL VENTO GRIDA PIÙ' FORTE: LA GROENLANDIA





Vivere in Groenlandia è come vivere su una nuvola; ci si sente sospesi a mezz'aria in un paradiso di purezza che si fonde e confonde col mare.


n questa enorme casa di ghiaccio si è circondati da un paesaggio in continua evoluzione; sopra noi colossi bianchi alti fino a 4000 metri, montagne di acqua solida che sembrano trafiggere il cielo; innanzi a noi nivei isolotti che nei periodi più freddi si compattano e divengono una morsa che costringe all'isolamento totale e sotto ai nostri piedi ancora ghiaccio e poi l’acqua, gli abissi.
La Groenlandia: un’enorme coltre di cristalli, una smisurata zattera galleggiante tuttora semisconosciuta.
E dentro ad ogni cristallo di quella neve, che in inverno raggiunge uno spessore di decine di metri, gli inuit trovano e vedono la vita; sì, perché la sopravvivenza di questi uomini dagli occhi a mandorla è da sempre racchiusa nella pesca e nella caccia, attività spesso demonizzate da una società inquinata nel pensiero e nello spirito.

Ecco, vi è una purezza negli inuit che solo il ghiaccio può raccontare e rispecchiare, un candore che traspare dai loro sguardo, mai aggressivo e carico invece di riconoscenza verso tutte le specie animali che garantiscono a questo popolo di restare in vita: orsi, foche, balene.
Ciò nonostante, nessuno qui ucciderebbe un cucciolo di foca indifeso o una mamma orsa; la caccia ha le sue regole e nella tradizione inuit prevale il rispetto per l’avversario, un’istintiva lealtà.

E’ qualcosa di profondamente radicato nella storia degli eschimesi, dato che essi hanno dovuto imparare a sfruttare con intelligenza le poche risorse che l'ambiente artico offriva loro.


Istinto atavico.



Questo popolo,infatti, giunto in Groenlandia dopo essere stato cacciato dall'Asia settentrionale, si ritrovò in un mondo completamente nuovo che nessuno prima d’allora aveva mai abitato ed ancora oggi, se ad un vecchio inuit chiedessimo cosa immagina vi sia al di là del mare egli risponderebbe: la Danimarca, nient'altro.
L'isolamento degli inuit, geografico e non solo, ha permesso loro di coltivare una visione della vita totalmente differente da quella comune e 'occidentale'.
Una considerazione che ne deriva: alcuni luoghi rappresentano una sfida per il semplice fatto di esistere e un quotidiano arduo mette in prospettiva le avversità.

Qui, sulla più grande isola del pianeta, dove i gruppi di case colorate punteggiano uno spazio estraneo ad una società voluta da uomini che hanno snaturato e violentato, per mezzo di un crudele gioco d'incastri, l'originario e puro senso della vita; una dimora calata in un oceano di bianco assoluto, vergine ed infinito, dove passato e futuro sono messi a tacere da un presente arduo ma lontano dagli ingranaggi che sottraggono all'essere umano tempo per la calma, per la riflessione, per la famiglia, per il sapere e la contemplazione del bello.

Ed in questa glaciale maestosità che suscita incanto e stupore, timore e rispetto, vorrei oggi vivere.

Sì, proprio lassù, in Groenlandia: dove il vento grida più forte.


                                                                                                Debora Mika Suomi Santarelli













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