Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione

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venerdì 4 novembre 2016

COLONIE MARINE



Lungo la nostra riviera, si ergono, oramai tristemente abbandonati, alcuni imponenti e superbi edifici, che per tanti bambini e ragazzi costituirono un tempo luoghi felici.



       IERI
Colonia Edison Motta (archivio Regione Lombardia)

                                                                   

OGGI
Colonia Edison Motta (Ph. Debora Mika Suomi Santarelli)

                                                                        
Le grandi e linde camerate, le corse in spiaggia, i giochi nei vasti saloni interni nei giorni di pioggia, le passeggiate in fila per due per andare a comprare il gelato, i cappellini e le divise bianche tutte uguali, il film proiettato nel parco una volta a settimana, le risa di bimbi allegri ma disciplinati, sono oggi solo un lontano ricordo.
Un ricordo che trasuda nostalgia, ma anche desiderio di divulgare un messaggio intriso di profondo rammarico e risentimento, poiché il loro abbandono ha consegnato numerosi di questi pregevoli complessi architettonici al più totale degrado e all'assoluta incuria.
I perché di questo scempio possono essere ricercati in due fondamentali motivazioni.
In primis, uno sconsiderato strumento di ‘vendetta’ nei confronti del Regime Fascista e, in seconda battuta, i tagli che i comuni, negli anni ’70, dovettero attuare.
Tali riduzioni della spesa sociale andarono  a colpire le gloriose Colonie, poiché scioccamente, molti genitori presero a considerarle come marchi di povertà.
Queste splendide opere vennero così abbandonate, o nella migliore delle ipotesi, convertite in sale da ballo, scuole ‘satelliti’ per istituti di limitate dimensioni e altri utilizzi ben poco conformi all'uso per il quale erano sorte.
Il boom costruttivo di questi pregevoli edifici
Razionalisti avvenne tra la fine degli anni ’20 ed il 1940.
Essi sorsero numerosi e vennero distribuiti in diverse località turistiche (la concentrazione massima si ha in Toscana e in Emilia Romagna).
Le Colonie, raccogliendo parte di un’eredità del secolo precedente, avevano il compito di svolgere una triplice funzione: di svago (alberghi), di istruzione (scuole) e di cura sanitaria (clinica).
Questa triade si sintetizzò e materializzò in maniera esemplare per mezzo di gemme dell’architettura Razionalista.

L' avanguardistico registro costruttivo applicato, nel quale all’eleganza delle linee si affiancava una geniale funzionalità, si espresse in tempi record attraverso l'edificazione di formidabili e funzionali titani di calcestruzzo atti ad accogliere bambini e ragazzi.

Le Colonie si differenziavano in base alla tipologia del luogo in cui sorgevano (marine, lacuali, montane, fluviali), ma anche a seconda della stanzialità; le strutture aperte tutto l’anno avevano infatti un carattere curativo di malattie croniche, le temporanee, invece, accoglievano i ragazzi nelle ore diurne per le cure elioterapiche e alla sera, i piccoli ospiti facevano così ritorno a casa.
A queste due categorie di strutture si conformarono le Colonie erette al fine di ospitare i figli degli operai dipendenti di grandi industrie di allora, come
Montecatini Edison, Fiat, Dalmine, Agip ecc.



FINE PRIMA PARTE



Debora Mika Suomi Santarelli

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