USS AKRON
L'USS Akron è stata la più grande aeronave costruita dagli Stati Uniti e vide la luce negli anni '30.
Si trattava di un dirigibile a struttura rigida costruito per la marina degli Stati Uniti dalla Goodyear-Zeppelin, una società nata da un accordo tra l'americana Goodyear e la Zeppelin. Quest'ultima era la nota azienda tedesca costruttrice, sin dai primi anni del 1900, dei famosi Zeppelin, i dirigibili per antonomasia, che nei primi decenni del secolo avevano trovato varie applicazioni, dal trasporto passeggeri, agli impieghi bellici, nonché come mezzo per effettuare esplorazioni in luoghi inaccessibili.
Le caratteristiche:
Le caratteristiche tecniche dell'USS Akron erano di tutto rispetto tanto da farne il dirigibile americano più grande: aveva una lunghezza di 239,3 metri e un diametro di 40,5.Il peso di 100 tonnellate era sostenuto da un volume di 194.000 m3 di elio, sfruttando la spinta di Archimede grazie alla minor densità di quel gas nobile rispetto a quella media dell'aria.
La capacità di trasporto raggiungeva le 42 tonnellate, la velocità massima era di 135 Km/h e l'autonomia di 11.000 Km. In pratica, l'aeromobile avrebbe potuto viaggiare per un quarto della circonferenza terrestre senza scalo.
![]() |
Il grado di notorietà dell'Akron.. |
IL RACCONTO DEL DISASTRO
Il dirigibile viaggiava alla velocità di crociera di cento chilometri orari lungo la costa del New England. Il radiotelegrafista Robert W. Copeland, dopo aver ascoltato le trasmissioni delle emittenti di New York di quella serata del 3 aprile 1933, si sintonizzò sul bollettino meteorologico: il fronte temporalesco previsto fin dal mattino era confermato. Ne informò immediatamente il comandante.
Il fronte temporalesco si rivelò più esteso del previsto. Il comandante Frank C. McCord diede ordine di virare verso est e il timoniere della gondola di comando eseguì il comando. Mentre gli otto motori diesel del dirigibile mantenevano la velocità di crociera, la fusoliera virò lentamente, un vento sostenuto la investiva con forti raffiche. Gli uomini dell'equipaggio in servizio seguivano le manovre con attenzione, ma la stazza dell'aeromobile dava loro una certa sicurezza.
|

Il timoniere mantenne la rotta indicata dal comandante, ma la situazione non migliorò. L'orologio segnava le dieci di sera. Il dirigibile si trovava al largo delle coste del New Jersey. La gondola di comando era scossa da violente raffiche di vento e la preoccupazione cominciò a farsi largo tra i membri dell'equipaggio.
L'Akron continuava a essere spinto al largo dal forte vento e perdeva quota in modo preoccupante, quindi il comandante ordinò di lanciare la zavorra e dare piena potenza ai motori, dopo aver ruotato le eliche in modo che la spinta fosse orientata verso il basso.
Il timoniere lesse l'altimetro: la discesa si era arrestata a 180 metri sul livello del mare. Fu perciò dato l'ordine di riprendere la velocità di crociera per allontanarsi dal fronte temporalesco.
Dopo la mezzanotte, il vento continuava a trascinare il dirigibile verso l'oceano. Le letture dell'altimetro non destavano preoccupazione perché venivano indicati costantemente 250 metri. Ciò che l'equipaggio non sapeva era che, in realtà, la quota effettiva era molto più bassa: la misura dell'altimetro, che traduce in una quota la pressione atmosferica, era falsata dalla zona di bassa pressione attraverso la quale l'aeronave si stava muovendo.
A un tratto, il timoniere si accorse di non riuscire più a governare il timone inferiore che si era già inabissato. Subito dopo la gondola di comando urtò violentemente la superficie dell'oceano. A causa dell'impatto, il tenente comandate Herbert V. Wiley fu sbalzato e finì in acqua assieme ad altri membri dell'equipaggio.
I marinai della motonave tedesca Phoebus, che incrociava nella zona, avevavo notato nell'oscurità della notte le luci di posizione dell'Akron scendere verso il mare in tempesta.
Giunsero sul luogo dell'incidente verso l'una, mezz'ora dopo la collisione, e riuscirono a trarre in salvo il tenente comandante Herbert V. Wiley, privo di conoscenza, e altri tre uomini dell’equipaggio: il capo radiotelegrafista Robert W. Copeland, che morì poco dopo, l’aiuto nostromo di II classe Richard E. Deal e il ferraio aeronautico di II classe Moody E. Ervin.Altri cinque uomini erano stati individuati, ma non furono più trovati nelle ricerche successive, morti probabilmente per ipotermia assieme alle altre 72 vittime.
LA MIA PASSIONE PER I TITANI....
Tra i ricordi dei (brevi) momenti trascorsi a guardare la tv da bambina, ne ho uno particolarmente piacevole e nitido che mi vedeva rapita dalle immagini, allora ancora in bianco e nero, de: 'Il dirigibile'.
L'equipaggio del dirigibile di RAI 1 |
A bordo di questo aeromobile ricostruito in miniatura negli studi RAI, un folto gruppo di attori/presentatori improvvisavano gags ed introducevano la visione dei cartoni di allora.
Dei cartoni non m'importava nulla, ma del dirigibile sì.
Il gigante dell'aria, infatti ospitava i conduttori al suo interno e mi calamitava alla guisa di POLIFEMO, il ciclope di omerica memoria del quale amavo leggerne le gesta nell'Odissea.
Ad oggi riesco a motivare, seppure solo in misura parziale, l'enorme interesse di mio figlio nei confronti di prometeiche e possenti opere d'ingegneria, proprio in ragione di questa mia singolare fascinazione presente, probabilmente, nel mio DNA e che mi vede attratta da tutto ciò che appare imponente, monumentale.Successivamente, nel tempo, intellettualizzai anche questo ennesimo mio interesse ed approfondii storia e caratteristiche di aeromobili come il Norge, i vari Zeppelin, l'Italia di U. Nobile e così via.
Il volo e l'azione del volare mi avevano stregata fin da piccolissima, quando alla domanda 'Cosa farai da grande?' rispondevo decisa: 'La hostess!'.
Poi, qualche anno dopo, sopraggiunse la claustrofobia e non riuscii a realizzare questo desiderio.
Dovetti 'virare', con la stessa dose motivazionale, alle fastose receptions di vari alberghi .
Da allora mi accontento di spiccare il volo solo con la mia inesauribile fantasia.
Altri giganti dell'aria sono i nostri voli. Ci portano ovunque, dal cielo alle profondità del mare e degli oceani. A volte sono voli calmi, altre volte sono voli con turbolenze. Fanno parte della magia della vita. Sono voli di desideri, sogni, gioie, paure, ansie, riflessioni, ricordi. Tutti mostrano una parte del nostro essere, quello in continua ricerca di altra gente che sappia offrire ossigeno e carburante ai nostri voli per arrivare nell'infinito.
RispondiEliminaAnche i nostri voli possono precipitare, sta a noi essere abili piloti e copiloti.
Debby, ti auguro mille voli felici!
Sempre puntuale e ad ampio, nonché sensibile respiro la tua interpretazione caro Cosimo: grazie!
EliminaVolare per esplorare, per capire, per sorvolare e scoprire nuove dimensioni, forme, varietà di pensieri, di persone, come affermi tu, e poi luci ed ombre.
Se, come motivazione del volo, hai quella della scoperta, ma i potrai restare deluso/a poiché il mondo sono una meraviglia tutta da scoprire!
Volerò sempre..in eterno...come tutti del resto: questa è una certezza!
Debby
Come sempre Cosimo ha lasciato un commento talmente bello e significativo che non saprei trovare altre parole per scriverne uno io stessa. Infatti leggendo il post ho pensato dapprima a quante cose interessanti ci fai conoscere, poi ai nostri voli e catastrofi dell'anima, quando li spicchiamo pieni di speranze per poi cadere rovinosamente al suolo. A volte temiamo proprio per questo di riprendere voli spericolati, riflettendo troppo su tutto e precludendoci delle altre possibilità. Ciao
RispondiEliminaHai ragione cara Alessandra: a volte ci soffermiamo a pensare un po' troppo, ma cogitare è essenziale per mettere a fuoco chi siamo e dove stiamo andando.
EliminaLasciarsi andare all'ebrezza del volo implica rischi, ma credo che se abbiamo carte da seguire ben chiare, anche in caso di viaggi infruttuosi, potremmo toccare di nuovo il suolo col nostro carico di amarezza, ma mai senza lo slancio di riorganizzarci per il volo successivo a testa alta avendo seguito la voce del cuore e della ragione.
Abbiamo personalità spiccate e ricche: il combustibile non mancherà mai al nostro velivolo...
Ciao!!
secondo me tu voli alto, comunque.
RispondiEliminaHai un blog interessante e vario, pieno di vita e passioni che sai trasmettere: non rinunciare a "sentirti" in volo, e far volare chi ti sta vicino: hai splendide ali!
Mamma mia Patty quanto hai centrato il fulcro della mia poliedrica (complicato gestirla..) personalità: grazie!
EliminaIn poche frasi hai racchiuso la Debby multiforme che conosco e che, spesso, fa fatica ad essere compresa proprio per la sua pluridimensionalità: che bel regalo mattutino:-)
Ti auguro voli altissimi e sereni mia cara amica!