Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione

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venerdì 8 giugno 2012

YOU CAN LEAVE YOUR HAT ON


Audrey Epburn sapeva rendere qualsiasi cappello che indossava elegante ed esclusivo.

Tra gli accessori con i quali solitamente mi abbiglio ve ne è uno al quale sono particolarmente legata, ma che raramente oggi viene utilizzato ed apprezzato: IL CAPPELLO CLASSICO.

Ne possiedo circa una sessantina e di tutte le fogge.
L'ultimo arrivato della serie è un CAPPELLO SAMI, meglio conosciuto come Lappone, ed è azzurro ornato all'altezza della parte che va a circondare la fronte, di tanti nastrini dalle tipiche fantasie nordiche: un vero cappello da folletto che ho indossato durante le festività natalizie al posto del classico copricapo rosso da Babbo Natale.
La mia passione per questo accessorio prese avvio da piccolissima quando mia mamma, interpretando la mia natura romantica, duttile ed eclettica, durante i giorni del Carnevale, sceglieva per me abiti che prevedevano la presenza di un copricapo: Cappuccetto Rosso, Russa, Geisha (in questo caso indossavo una parrucca), Olandesina, ballerina di Flamenco, Regina delle Nevi e poi.....che vergogna...sarei sprofondata: una volta mi fecero abbigliare da PAGLIACCIO!

Per una bimba con un' indole posata, seria e studiosa, fu terribile mostrarsi in pubblico con maglietta a righe bianco-rosse, bretelle, scarpe oversize e, ovviamente, il CILINDRO.
Fu traumatico e arrossisco ancora adesso al solo pensiero!
Tuttavia, ad oggi, quando capita di portare a galla con tanto di documentazione fotografica (sob!!) certi ricordi in compagnia di persone che mi conoscono bene, esplodiamo tutti immancabilmente in grasse risate, poiché la vista della scrivente con addosso una mise eccentrica e totalmente fuori dai suoi sobri schemi, non può che, per paradosso, suscitare moti d'ilarità.
Perdonate la digressione, ma non sono riuscita ad esimermi dall'esternarvi un aneddoto che, volente o nolente, rappresenta pur sempre uno spicchio del mio passato legato all'accessorio 'cappello'.

Nel tempo, devo dire che però mi sono riscattata e persino in occasione delle mie nozze, celebrate con rito civile e tra pochi intimi (com'era mio desiderio), scelsi un cappello rosa, molto fastoso e simile a quello che vedete alla vostra sinistra.


Trattasi di una meravigliosa composizione di fiori e tulle in perfetto stile VITTORIANO che sono riuscita a portare con disinvoltura, nonostante le dimensioni.
Sì, perché quando s'indossa un capo del genere è indispensabile farlo con naturalezza e noncuranza; il cappello diviene parte di noi e quindi dobbiamo esibirlo con spontaneità, altrimenti perde il suo significato di 'integratore', o specchio di personalità.




Ma torniamo agli stili: 

Altro copricapo che adoro e trovo terribilmente seducente è quello a TAMBURELLO CON VELETTA; ricordo che ne possedeva uno mia zia e così, da piccola mi divertivo a calarmelo sulla testa e a specchiarmi con il velo nero che mi scendeva fin sotto al naso; lo chiamavo 'il cappello con le mosche', poiché il motivo impresso sul velo mi faceva pensare ad un nugolo sparso di piccoli volatili.

In fuga dal mio studio: oggi si va in spiaggia!
Quest'oggi, invece, appena uscirò per una passeggiata sulla spiaggia che sarà seguita da una puntatina ad un'anteprima tenuta da Sveva Casati Modignani e da Mauro Corona (che coppia!),  ne indosserò uno a righe che ho acquistato poche settimane fa in un mercatino e lo abbinerò ad un abito di tela indiana bianca lungo con coprispalle fucsia; vorrei mostrarvelo [ops...ho dimenticato il cavalletto della fotocamera in auto, ma forse un autoscatto riesco a farlo....]

Et voilà: ci sono riuscita!
Quella tipa a destra, seduta su una scrivania del suo studio, con gli occhi che ridono (per questo sembrano chiusi)  sono io che, con IL CAPPELLO SULLE VENTITRÉ  (You can leave your hat on), vi saluto e vi do appuntamento al prossimo post!



PS: questa mattina disponevo di pochissimo tempo per scrivere e così ho scelto d'attingere dal mio astuccio di gessetti qualcosa di meno impegnativo del solito: una parentesi breve, piccoli trucioli del mio quotidiano che spero vi abbiano tenuto buona compagnia.










4 commenti:

  1. Buongiorno Debby,
    ...la mia passione sono i borselli, ogni tanto ne compro uno, anche nei mercatini. Lo devo portare rigorosamente a tracolla, deve avere dimensioni medio/grandi. L'ultimo è stato il regalo del cuore per il mio compleanno, è marrone scuro con una stringa a fibia, centrale di pelle nera. Da ragazzo, nel vivo degli anni 60, mi disegnavo le giacche, che il sarto realizzava. E quando diceva che forse erano un po' troppo particolari, rispondevo che anch'io un po' lo ero, pertanto c'era il massimo del connubbio. E lui sorrideva.

    Voi donne, avete dalla vostra un grande fortuna, quella di poter spaziare in tema di abbigliamento. Infatti ognuna di voi può essere stilista di se stessa dall'intimo in poi, in tutto.

    Ti auguro, cara Debby, in questo fine settimana, tutto il rosa del cielo del mare al tramonto e all'alba.

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  2. Buongiorno Cosimo,
    ami i borselli? Anche papà li utilizza e pensa, l'ultimo gliel'ho regalato per il suo compleanno. Gioele, mio figlio, non ne era un estimatore, ma da quando ha compreso quanto possono essere utili, poiché al suo interno può tenere fotocamera, block-notes, metro e quant'altro gli è utili durante le sue indagini ingegneristiche, ha cambiato idea.
    Non mi meraviglia, data la tua creatività, che tu sia anche stilista di te stesso, sai? T'immagino con giacche di taglio originale nel pieno degli anni '60 e non posso che condividere questa tua attitudine che solo chi è in possesso di una personalità pronunciata e ben definita possiede.
    In casa mia tutti si sono sempre abbigliati a proprio piacimento, infischiandosene di griffes e tendenze modaiole.
    Siamo tutti supporters dell'originalità!

    Cieli sereni caro Cosimo!
    Un abbraccio
    Debby

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  3. Buon giorno cara Debby, spssosissimo questo post , da bambina portavo spesso il cappellino di paglia ,ne ho avuti di diversi tipi, bianco con un nastrino blu annodato da un lato, color paglia naturale sempre con nastrino colorato . L'ultimo che ricordo era sempre bianco ,un po' comequello che porti tu nella foto ma con applicati dei fiorellini fatti con la rafia . Un abbraccio e buona settimana.

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    1. 'Cappelli che passione' anche per te allora cara Ivana!
      Il cappello di paglia che portavi da piccina mi fa ricordare una bellissima vetrina che ho visto tempo fa: esponeva solo cappelli in paglia di Firenze ed erano incantevoli:-)
      I fiori applicati poi, sono la ciliegina sulla torta..
      Grazie mille per aver gradito questa parentesi un po' fru-fru, ma ogni tanto staccare non fa male.. ;-)

      Ricambio l'abbraccio e ti auguro cieli sereni dolcissima!
      Debby

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