Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione

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mercoledì 20 giugno 2012

MORIRÒ IN PIEDI



Ripongo il volumetto scritto da Riccardo Nencini sullo scaffale dei miei libri più cari e, pensando a Oriana Fallaci, donna formidabile che seppe trasformare ogni accadimento della sua vita in sfida e scrittura, non posso che provare il desiderio di meditare sull'altra poderosa penna che espresse, come l’autrice fiorentina, il desiderio di morire in piedi: Emily Brontë.



“ Mia sorella non ebbe per natura un’indole socievole, le circostanze favorirono e alimentarono un’inclinazione alla solitudine: tranne che per andare in chiesa o per fare una passeggiata sulle colline, ella raramente varcava la soglia di casa…quanto la sua mente raccoglieva della realtà che le toccava, si riduceva troppo esclusivamente a quei tragici e terribili caratteri di cui la memoria è costretta a recare l’impronta. La sua fantasia, che era più tenebrosa che solare, più vigorosa che giocosa, trovò in quei caratteri il materiale da cui trasse creature come Heathcliff, come Earnshaw, come Catherine…”



Così  Charlotte Brontë nella prefazione di un’edizione di 'Cime Tempestose' scriveva di sua sorella Emily che, a quasi due secoli dalla scomparsa, rimane una delle scrittrici d'Oltremanica più interessanti ed inquietanti.

Per comprendere a fondo le opere dell’autrice di Wuthering Heights è essenziale conoscere il profondo legame che la teneva legata alla sua brughiera, alla sua famiglia e dobbiamo altresì penetrare nella sua incapacità di affrontare il mondo, nel suo amore per la solitudine e per la scrittura.
Wuthering Heights, unico romanzo e capolavoro della seconda delle sorelle Brontë è ricco infatti di elementi gotici, di fantasmi e profezie, di incubi e tempeste; un'opera che lo scrittore Chesterton (in The Victorian Age in Literature) commentò con queste parole : «Wuthering Heights avrebbe potuto essere scritto da un'aquila».
Un romanzo quindi, sospeso tra il cielo e la terra, meteorico e nel quale i personaggi principali possiedono caratteri forti e ribelli.
Dei due, l'affascinante e diabolico Heathcliff rappresenta l'eroe romantico dominato dalle passioni, dal desiderio di riscatto sociale e di vendetta.
Lei Catherine, è impetuosa, passionale e lo amerà fino al termine della sua vita.
La stessa morte che rappresentò una costante all'interno della famiglia Brontë, poiché la loro madre morì quando Emily aveva soli due anni, poi fu la volta del fratello Patrick, la sua, quella di Anne ed infine, quella di Charlotte, l'autrice di Jane Eyre che spirò a causa di complicanze sopraggiunte durante una gravidanza.
Emily però non temeva  il termine della sua vita terrena; fin da piccola, infatti, aveva abitato in una casa immersa nella vasta brughiera e con il cimitero in fondo al giardino.
Era abituata quindi alla vista e al pensiero di quei simboli che solitamente generano angoscia e che lei viveva (giustamente!) con naturalezza e serenità al punto tale da lasciarsi ispirare da essi, così come dal vento feroce dell'est che soffiava sulla sua amata brughiera.
Scrisse a questo proposito Charlotte dopo la scomparsa della sorella:


"Non occorre più aver paura del vento tagliente. Emily non può sentirlo"




Emily; alta, lunghi capelli rossi, occhi grigi, femminile, ma anche in possesso di molti aspetti caratteriali mascolini, fin da piccola si rivelò timida, introversa
Il suo carattere, nel tempo, fu però destinato a mutare e negli ultimi anni di vita, ella giungerà talmente ad identificarsi nei suoi personaggi da assumere il classico atteggiamento dei poeti Romantici; atteggiamento che la porterà persino a vivere in maniera sprezzante la terribile malattia che la condurrà alla morte e cioè la tisi.
Emily; mente originale e ricca di un potere cupo e strano che quando compone poesie si esprime in linguaggio concentrato, elaborato e raffinato; una dimensione letteraria che in prosa attrae e traumatizza e della quale ella è consapevole, così com'è conscia di racchiudere dentro sé un immenso universo che, nelle sue liriche celebra con stupore grandioso e librando il suo intero essere verso spazi sconfinati.




Tutto il giorno sono stata solaho guardato la nebbia scendererivestire di grigio le collinedistendersi lungo la vallata.......
Il tenue limpido azzurro dell'ariala bella terra d'oro e smeraldofiorita come il giardino dellEdenl'aria e la terra mi hanno acquetato(Versi)

Spazi liberi che ritroviamo anche in Cime tempestose, un romanzo fortemente teatrale, che riesce a vivere della sua stessa esaltazione, di un' indomabile febbre che lo pervade e che lo tinge di quella luce nera, ma feconda e luminosa che solo Emily riusce a trasferire nelle opere. Una luce che brillò fino al suo ultimo istante di vita quando il suo desiderio, il medesimo di Oriana Fallaci si realizzò: Emily Brontë spirò mentre, accanto al focolare, si pettinava i lunghi capelli; il pettine le sfuggì di mano e lei cadde esanime.







2 commenti:

  1. Cime tempestose, un romanzo fantastico, un racconto che non conoscerà mai il passare degli anni, perchè i sentimenti di cui parla saranno sempre la vita del mondo degli uomini.

    Ormai non ho paura di perdere questa vita, perchè so che lascererò, un po' di lei dentro la vita di altri. Ovvero in buone mani. Certo, quando dovrò salutarla, sarà un grandissimo dolorema e cercherò di non darla a vedere, perchè lei vorrebbe proprio così. Il mio desiderio principe è che in quell'attimo, possa stare a sussurare, alla donna della mia vita: tamo, ti sto portando nell'eternità.

    Un abbraccio forte, forte, cara Debby.

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    1. Buongiorno Cosimo carissimo!
      Cime Tempestose non tramonterà mai, hai ragione, così come rimarranno le tracce di molti di noi che sull'arida pelle della Terra hanno deciso di imprimere piccoli, ma positivi segni del loro passaggio.
      Trovo sciocco e da stolti vivere il tema 'morte' come un tabù. Nasciamo e moriamo, punto..è naturale, è ovvio e inevitabile. In casa mia se ne parla normalmente ed è giusto che anche questo aspetto intrinseco dell'esistenza sia vissuto così.
      A me dispiacerà molto abbandonare la mia 'scatola' terrestre solo per il dolore che proveranno tutti coloro che mi amano, altrimenti io non ho alcun timore, anzi...chissà che volo fantastico mi aspetta.
      Resto quaggiù, per ora, solo per non far soffrire nessuno. Questa è la mia verità e se tu immagini di dire addio alla persona che ami pronunciando 'ti amo' io spero invece di chiudere gli occhi per sempre come i Lapponi...
      Ti abbraccio uomo dall'immensa anima!!
      Debby

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