Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione

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sabato 28 aprile 2012

Quando le dita smettono di danzare



Il Bolero può essere interpretato come l'esplosione dell'angoscia di Maurice Ravel: una manifestazione progressiva che si sarebbe rivelata e conclusa con la sua morte.


Bolero fu scritto nel 1928 quando Ravel cominciò a mostrare i primi segni di una strana amnesia, anche se uno stato di sonnolenza e confusione lo affliggeva già da tempo.
Si attribuì l’origine di questa patologia ad un incidente che il musicista aveva avuto a Parigi quando la sua automobile si scontrò con un altro veicolo, ma in realtà quell'evento accelerò solamente un esito inevitabile.
Nel 1933, mentre stava nuotando, avvertì i primi segni della sua malattia: i suoi movimenti cominciarono ad essere scoordinati.
Subito dopo Ravel perse la capacità di parlare e, fatto ancor più grave perse la capacità di esprimere la sua
creatività musicale.

Cominciò ad essere seguito da un neurologo
che ha lasciato ai posteri una precisa descrizione del disturbo del musicista.
Ravel, infatti, manifestava difficoltà nel tradurre un pensiero in parole e nel passare da quelle parole a dei segni, come lo sono le note musicali.
Il geniale musicista aveva perso la capacità di relazionare un pensiero a un segno o a un suono.
Ovviamente anche suonare divenne una tortura per Ravel, poiché egli non riusciva più a leggere spartiti; il compositore eseguiva le sue composizioni, ma se doveva esprimere la nuova musica, quella che sentiva e nasceva dentro sé, soffriva, poiché la sua malattia gli impediva di suonarla e scriverla.


Prima di morire, piangendo, confessò:
 
“ Ho ancora tanta musica nella testa.
Ora è finita per me…”




Last page of the Pianoconcerto for the Left Hand





Ravel morì nel 1937 dopo un intervento chirurgico al cervello in cui non si riuscì a individuare la causa della sua malattia.

Il caso di Ravel mette in evidenza una dissociazione, in generale, tra ascoltare, pensare e comporre musica.
Poiché il musicista era destrimane ed era stato colpito da afasia, si è ritenuto che questa dissociazione derivasse da un danno all'emisfero cerebrale sinistro (l’emisfero del linguaggio).
Mentre con l’emisfero destro riusciva ancora a pensare la musica, con il sinistro era impossibilitato a dargli una dimensione reale attraverso i segni sul pentagramma.





5 commenti:

  1. Erano anni un po' bui per diagnosticare nuove malattie. Alcune, ancora oggi, sono ritenute rare. A volte per queste malattie c'era e ancora c'è bisogno, oltre che dei medicinali, pure del sostegno di un bravo psicologo e logopedista. Figure che, allora, erano poche. Non solo quale malattia abbiano diagnosticato per Ravel, trovo, dalla tua descrizione, un po' o tanto della sclerosi multipla. A quei tempi quasi impossibile da diagnosticare e/o curare per quello che era realmente. Tornando alla musica del Bolero, la trovo ricchissima di passionalità. La stessa passionalità che si appropria in modo delicatamente incalzante dei battiti del cuore in amore. Infatti i marosi dei battiti di due cuori innamorati culminano con la fusione dei due corpi. Così come la musica del Bolero si fonde con i corpi dei ballerini.
    Buona domenica Debby......di bolero!

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  2. Deve essere stato terribile. Non oso immaginare... avere tanto da dire (da suonare) e non poterlo fare. Non conoscevo la storia di Ravel. Toccante, davvero.
    Buona serata, Debora.

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  3. @Cosimo:
    Buongiorno!
    Il Bolero è indubbiamente un bel crescendo, ma se posso esprimere il mio sincero parere preferisco ascoltare una Moldava di Smetana; ben più adatta a chi, come me ha scelto di danzare da solista. La Moldava ti concilia al viaggio, sia in luoghi sia del pianeta che e dell'anima.
    Per quanto concerne il tema centrale del post, credo che il confine tra la neurologia e la psichiatria sia molto labile al punto che, come ben sappiamo, esiste la figura del neuropsichiatra.
    A tredici anni già leggevo Tobino e i casi clinici esposti da Freud, più avanti ho allargato la mia indagine alle neuroscienze.
    Ad oggi, come asserisci tu, sono stati compiuti notevoli passi avanti in questa branca della medicina, tuttavia si continuano a sottovalutare tante problematiche e conseguenze insite di queste patologie.
    Avendo sempre coltivato questo studio e amando le biografie non potevo, quindi, non fare cenno a Ravel.

    Felice giorno
    Debby

    @Valeria: gridano con gli occhi.
    Vedi l'impotenza che urla dal loro sguardo...
    E' terribile e descriverlo mi è impossibile, non perché io non riesca a trovare le parole, ma perché so cosa significa.
    Ravel è quindi, emblematico..

    Un abbraccio!
    Debby

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  4. è come se si chiudesse un cerchio... non avevo mai conosciuto Ravel se non per la sua musica... e... cavolo... quanto l'arte ha bisogno di contenitori straordinari per esprimersi...

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  5. @sqwerez:
    sono pianeti, pianeti vasti e dannatamente messi lì per essere esplorati le biografie di tanti artisti caro Sqwerez...
    A presto:-)

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