
Il mio antidoto contro la tristezza? I petali di viola glassati..
Il profumo della mia pelle? Quello delle viole..
Il ricordo più bello della mia infanzia? Quando assieme alla mamma, a Primavera, raccoglievo violette nei prati...
Il regalo della nonna? Anche quello possiede l'odore dolce e penetrante di questo delicato fiore ed è.........
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Parte della mia piccola collezione... |
LA VIOLETTA DI PARMA
La storia di quel profumo risale a parecchi anni fa al tempo del ducato di Maria Luigia, seconda moglie di Napoleone Buonaparte. Maria Luigia fu Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1816 al 1847.
La sovrana austriaca adorava la violetta. Ancora prima del suo arrivo in Italia, nel 1815 scriveva dal castello di Schonbrunn alla sua dama d’onore a Parigi: “Vi prego di farmi tenere qualche pianta di Violetta di Parma con la istruzione scritta per piantarle e farle fiorire; io spero che esse germoglieranno bene, poichè io divengo una studiosa di botanica, e sarò contenta di coltivare ancora questo leggiadro piccolo fiore…”
E non appena arrivata a Parma ella si occuperà personalmente della loro coltivazione, sia nell’Orto Botanico, sia nel giardino della residenza estiva di Colorno. La violetta di Parma era un incrocio appartenente alla specie della viola odorata.

Nel 1870, decenni dopo la scomparsa della Duchessa, la formula segreta inventata dai frati passa a Ludovico Borsari, figlio di un falegname e proprietario in città di una barberia. Questi lancerà appunto l’essenza cara a Maria Luigia.
Abili creatori i Borsari realizzarono scatole e confezioni preziose e
soprattutto bellissimi vetri lavorati, che caratterizzeranno la produzione Borsari 1870 per oltre un secolo. Se vi trovate a Parma potrete visitare il Primo Museo Italiano della Profumeria (via Trento, 30 / Ingresso: dal lunedì al venerdì 9-13 e 14.30-17.30 – sabato, domenica e festivi gruppi solo su prenotazione).
soprattutto bellissimi vetri lavorati, che caratterizzeranno la produzione Borsari 1870 per oltre un secolo. Se vi trovate a Parma potrete visitare il Primo Museo Italiano della Profumeria (via Trento, 30 / Ingresso: dal lunedì al venerdì 9-13 e 14.30-17.30 – sabato, domenica e festivi gruppi solo su prenotazione).
Il museo, diviso in due sezioni, raccoglie la storia della Borsari, dei suoi prodotti e della grafica che ha accompagnato il profumo.
a storia di quel profumo risale a parecchi anni fa al tempo del ducato di Maria Luigia,seconda moglie di Napoleone Buonaparte. Maria Luigia fu Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1816 al 1847.
La sovrana austriaca adorava la violetta. Ancora prima del suo arrivo in Italia, nel 1815 scriveva dal castello di Schonbrunn alla sua dama d’onore a Parigi: “Vi prego di farmi tenere qualche pianta di Violetta di Parma con la istruzione scritta per piantarle e farle fiorire; io spero che esse germoglieranno bene, poichè io divengo una studiosa di botanica, e sarò contenta di coltivare ancora questo leggiadro piccolo fiore…”
E non appena arrivata a Parma ella si occuperà personalmente della loro coltivazione, sia nell’Orto Botanico, sia nel giardino della residenza estiva di Colorno. La violetta di Parma era un incrocio appartenente alla specie della viola odorata.
Anche Giuseppina Beauharnais, la prima moglie di Napoleone, amava la viola, tanto da ricamare questo fiore sull’abito nuziale. Maria Luigia però va oltre la semplice predilezione: la violetta diventa il suo simbolo, si ritrova incisa o dipinta su piatti, vasellame, ventagli, ditali, carta da lettera, arrivando al punto di sostituirne la firma o il monogramma; a corte i valletti si vestono di viola e lei stessa porta mantelli di questo colore. Una passione tutt’altro che intima, di cui vuole anzi far partecipe il popolo, tanto da elargire denaro a chi le dona mazzetti di violette durante le sue passeggiate. Incoraggia allora i frati del secolare Convento dell’Annunciata a fare delle ricerche per estrarne l’essenza. Il lavoro paziente dei monaci porta al risultato sperato e la Violetta diventa il profumo ufficiale di corte. I primi flaconi di Violetta di Parma, prodotti grazie alla abilità alchemica dei frati erano unicamente destinati all’uso personale della Duchessa Maria Luigia.
Nel 1870, decenni dopo la scomparsa della Duchessa, la formula segreta inventata dai frati passa a Ludovico Borsari, figlio di un falegname e proprietario in città di una barberia. Questi lancerà appunto l’essenza cara a Maria Luigia.
Abili creatori i Borsari realizzarono scatole e confezioni preziose e soprattutto bellissimi vetri lavorati, che caratterizzeranno la produzione Borsari 1870 per oltre un secolo. Se vi trovate a Parma potrete visitare il Primo Museo Italiano della Profumeria (via Trento, 30 / Ingresso: dal lunedì al venerdì 9-13 e 14.30-17.30 – sabato, domenica e festivi gruppi solo su prenotazione).
Il museo, diviso in due sezioni, raccoglie la storia della Borsari, dei suoi prodotti e della grafica che ha accompagnato il profumo.
Appelée aussi ‘fleur de mars’, la violette fut chez les Grecs et les Celtes, l’emblème de l’innocence et de la virginité ; elle ornait le cercueil des jeunes vierges. Les romains en faisaient du vin et des guirlandes. Dans le haut Moyen Âge, le ‘chapel de fleurs’ fut considéré comme une marque d’honneur et de respect. A la fin du XVè siècle, les dames de Naples offrirent à Charles VIII, à son entrée dans leur ville, une couronne de violettes. Napoléon voua une passion à la petite fleur mauve parce que le jour où il rencontra Joséphine de Beauharnais, celle-ci en arborait un bouquet à la ceinture. Durant son exil sur l’île d’Elbe, ‘aimez-vous les violettes ?’ devint d’ailleurs la phrase de reconnaissance avec ses partisans.
Dans certaines campagnes anglaises, la violette est réputée maléfique (comme la plupart des fleurs des champs) et ne doit être offert qu’en bouquet, car une seule violette dans une maison ferait mourir les poulets et les canards… On dit également que la floraison des violettes en automne annonce un décès (!).

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