Volgeva la mano,
sotto la bocca di lui,
per sentire i baci
sulla palma,
sul dosso,
tra le dita,
intorno al polso,
su tutte le vene,
in tutti i pori....
Per d’Annunzio l’uso ricercato di termini fu molto importante tanto da scrivere molto spesso “Parola”, proprio come poi farà per “Verso” e cioè con la maiuscola; lo faccio anch'io e, dal mio punto di vista, questo denota un segno di rispetto nonché una valorizzazione di quella che potrebbe apparire esclusivamente una concatenazione di lettere, mentre invece nella sua sostanza rappresenta uno scambio emozionale potente e pulsante, proprio come la sensualità che corre negli scritti Dannunziani che tanto amo.
L'iniziale maiuscola indica quindi, quanto potesse essere importante per il Vate l’uso, anche sproporzionato, di termini sofisticati.
IN QUESTA INTERPRETAZIONE E CONSEGUENTE UTILIZZO DEL VOCABOLO AULICO mi sono sempre riflessa pienamente ed è per questa ragione che l'autore abruzzese resterà incontrastato sovrano del mio Regno della Parola.
Tra le sue opere narrative, indubbiamente la mia prediletta è 'Il piacere'.
Ho estrapolato alcuni frammenti che trovo particolarmente incisivi:
Così dunque, aspettando, Andrea ricedeva nella memoria quel giorno lontano; rivedeva tutti i gesti, riudiva tutte le parole...
Certo, ella sarebbe stata vinta da quella dolcezza così...
Volgeva la mano, sotto la bocca di lui, per sentire i baci sulla palma, sul dosso, tra le dita, intorno al polso, su tutte le vene, in tutti i pori.
Una felicità piena, obliosa, libera, sempre novella, tenne ambedue, dopo d'allora. La passione li avvolse, e li fece incuranti di tutto ciò; che per ambedue non fosse un godimento immediato. Ambedue, mirabilmente formati nello spirito e nel corpo all'esercizio di tutti i più alti e più rari diletti, ricercavano senza tregua il Sommo, l'Insuperabile, l'Inarrivabile; e giungevano così oltre, che talvolta una oscura inquietudine li prendeva pur nel colmo dell'oblio, quasi una voce d'ammonimento salisse dal fondo dell'essere loro ad avvertirli d'un ignoto castigo, d'un termine prossimo. Dalla stanchezza medesima il desiderio risorgeva più sottile, più temerario, più imprudente; come più s'inebriavano, la chimera del loro cuore ingigantiva, s'agitava, generava nuovi sogni; parevano non trovar riposo che nello sforzo, come la fiamma non trova la vita che nella combustione. Talvolta, una fonte di piacere inopinata aprivasi dentro di loro, come balza d'un tratto una polla viva sotto le calcagna d'un uomo che vada alla ventura per l'intrico d'un bosco; ed essi vi bevevano senza misura, finché non l'avevano esausta. Talvolta, l'anima, sotto l'influsso dei desiderii, per un singolar fenomeno d'allucinazione, produceva l'imagine ingannevole d'una esistenza più larga, più libera, più forte, « oltrapiacente »; ed essi vi s'immergevano, vi godevano, vi respiravano come in una loro atmosfera natale. Le finezze e le delicatezze del sentimento e dell'imaginazione succedevano agli eccessi della sensualità.
Debby
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