Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione

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martedì 26 aprile 2011

In punta di penna


Quando avviai i miei Diari ancora non conoscevo Anäis Nin.

La scoprii anni più tardi ed immediatamente compresi che possedeva molti punti di convergenza con quella parte della mia complessa natura che mi predispone all'introspezione.
Oltre a questo fui colpita, non tanto dall'apparente amoralità che la contraddistingue e che emerge prepotente dai suoi scritti, quanto da un'altro elemento peculiare della sua personalità e cioè che ella aveva trovato naturale raccontarsi, al fine di potersi trovare anche nei suoi aspetti più discutibili, in un Diario.
Niente letteratura comoda, rassicurante e neutrale quindi, ma visioni vere, intense, prorompenti come piacciono a me.

Alcuni dei miei scarabocchi questa mattina, sul letto...
Ho anch'io, infatti un mio quaderno di memorie, ma non si tratta di uno di quei taccuini classici che si scrivono alla sera con il fascio di luce dell'abat-jour che illumina le pagine, bensì di un pentagramma di parole che rispecchia la mia attitudine e che quindi non contempla date; solo rifrazioni e diffrazioni rubate al tempo...
Queste pagine, che sovente hanno bordi strappati in maniera irregolare e che a lunghi intervalli riordino, spesso mi succede di trovarle un po' dappertutto: sotto al letto, in un cassetto, tra le pagine di un vecchio libro, nella borsa blu del mare, sotto i sedili della macchina...
Sospiro felice ogni volta che ne scovo una. In alcuni la grafia è chiara, in altri nervosa e sbiadita a causa delle mie discese, però è sempre appagante sentire sotto ai polpastrelli la grana di quei fogli non più vergini specialmente quando, tra un rettangolo di carta e l'altro, mi capita di trovare lo scheletro essiccato d'un fiore: viole, mughetti, pansé, petali di rosa; manie di bambina illusa che il profumo resti ed impregni i giorni passati d'un odore che non c'è mai stato.
Ma è il mio Diario e lo devo apprezzare così com'è: un corposo zibaldone fatto di gioia, rabbia e follia, frasi, pezzi di storie dolci ed amare, manie, speranze, umanità sana e malata, realtà..

Un lungo racconto in bianco e nero e senza veli del disinganno della vita.
Un' interminabile allegoria di verità che racconto da sempre IN PUNTA DI PENNA..... 


ANAIS


"Non vediamo le cose come sono, ma come siamo"
I Diari di Anäis Nin prendono il loro avvio quando la scrittrice franco-danese aveva solo undici anni ed è proprio da questo primo frammento della sua controversa opera che già emerge quella grafomania che la porterà a divenire una delle autrici più raffinate ed apprezzate nel mondo.
Dalle pagine di ogni suo scritto emerge con prepotenza un amore incontrollato ed incontrollabile per la scrittura e la sua natura profonda e passionale.
Scriveva Anais: “Gli scrittori fanno l'amore con qualsiasi cosa di cui abbiano bisogno”.
Trasferitasi dalla Francia a New York, la scrittrice avvia i suoi diari, poi torna a Parigi e, affascinata dalla psicanalisi, diviene per un certo periodo allieva di Sigmund Freud.
Nella capitale francese conosce Henry Miller, l'autore de 'Il Tropico del Cancro' e s'innamora del suo essere trasgressivo, colto e paranoico, ma soprattutto del suo modo di trattare le parole in maniera burbera...
Anäis scriverà di colui che sarà a lungo un amico-amante: “La lingua di Henry è la lingua della modernità, la lingua dei nervi, delle repressioni, di pensieri larvati, di processi inconsci, di immagini non completamente staccate dal loro contenuto onirico. E' la lingua del nevrotico, del pervertito..”


Sempre questa mattina, sul mio cuscino

“Lo odiavo perchè lo amavo come non avevo mai amato nessuno...”
rivela ancora Anäis al suo Diario riferendosi allo scrittore americano; un'esternazione che mi fece innamorare immediatamente della forza espressiva e caratteriale di questa donna.
Il sentimento che lega prepotentemente i due è tanto puro quanto perverso; Henry, infatti è sposato, ma per la scrittrice francese questo non costituisce un ostacolo e la loro relazione si snoderà a lungo ed in parallelo con una fruttuosa collaborazione letteraria.

I Diari di Anäis costituiscono una coraggiosa opera di autoanalisi, uno strumento attraverso il quale l'autrice cerca di ritrovarsi ed è per questo che nelle loro pagine la scrittrice mette a nudo ogni aspetto della sua complessa personalità senza alcuna remora.

La Nin morirà di cancro a Parigi nel 1977.
Pochi anni prima le era stata conferita la laurea 'ad honorem' in lettere.


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